26 Gennaio 2022
Terza domenica del tempo ordinario
Ne 8, 2-4a.5-6.8-10
Sal 19
1 Cor 12, 12-31a
Lc 1, 1-4; 4, 14-21
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo
Gesù: il volto umano di Dio
Iniziamo a leggere in questo anno liturgico, il Vangelo di Luca, il Vangelo che, più degli altri, ha contribuito a delineare l’umanità di Cristo, la mistura di forza e dolcezza che è il segreto della sua persona. Nel brano che leggiamo oggi, Luca racconta la sua ricerca delle fonti della vita di Gesù. Il suo concetto di biografia non è quello moderno, ma infine era la vita di Gesù che egli voleva scrivere, partendo dalla testimonianza di coloro che avevano ascoltato il Cristo.
Per uno storico del primo secolo, la biografia erano i fatti memorabili e solenni, gli eventi che avevano segnato la vita del personaggio e ne avevano tracciato il destino. Non c’è personaggio dell’antichità di cui sia stata scritta una vita in cui l’insegnamento e l’evento fossero così legati insieme: i Vangeli sono una costruzione unica. Ciò che interessa Luca non sono in linea di principio né gli insegnamenti né gli eventi: è la persona di Gesù, la sua soggettività. Gli insegnamenti e gli eventi sono solo le guide per arrivare alla domanda centrale: chi è Gesù.
Per nessuno prima di lui, per nessuno dopo di lui, si è posta con tanto vigore e tanta passione questa domanda. Per questo Luca è l’evangelista che dà tanta parte al racconto dell’infanzia, è da lui che sappiamo quasi tutto di Maria, che possiamo intendere qualcosa degli «anni oscuri» di Gesù. Ed è nello scenario degli anni oscuri di Gesù, nella sinagoga di Nazaret, che Luca fa esplodere la domanda: chi è Gesù.
Gesù aveva studiato in quella sinagoga. In essa era stato accolto come membro del popolo di Israele, dell’assemblea culturale. Quante volte avrà letto, oscuro tra gli oscuri, nella sinagoga di un villaggio galileo sconosciuto (e i galilei, convertiti al giudaismo a forza poco più di cento anni prima, non erano certo ebrei di prima classe) brani dei rotoli della Scrittura.
Gesù era così noto nella sinagoga di Nazaret che nessuno si poneva la sua identità come un problema. Ed ora egli giunge a Nazaret, reduce dalla predicazione e dai miracoli compiuti nelle città attorno al lago, uomo di dottrina e di segni. Ed egli, con un gesto solito, quotidiano, prende il rotolo dei profeti, legge il brano di Isaia che ha sapore messianico e profetico, annuncia la presenza dello Spirito su una persona misteriosa, non indicata dal testo. E dice: io sono questi. La Scrittura parla di me. Mentre in Galilea Gesù aveva parlato e fatto miracoli, a Nazaret, nel luogo dove abitava sua madre, dove aveva vissuto suo padre e vivevano i suoi parenti, egli fa entrare nella storia umana la domanda centrale: chi è Gesù.
La questione di Gesù comincia allora: non si è più spenta. Anche noi, per ragioni opposte, siamo come gli abitanti di Nazaret. Gesù Cristo è sin troppo conosciuto: che mai di nuovo potrà dirci? Quali risposte il rabbino di Galilea e anche il Cristo risorto possono avere per noi oggi, coinvolti nell’avventura della tecnologia infinita e della città mondiale?
Trent’anni fa gli esegeti di professione pensavano di chiudere la questione «chi è Gesù?», dichiarando che, con i criteri storiografici contemporanei, i Vangeli non sono una biografia. La domanda «chi è Gesù?» ricadrebbe impotente su chi la pone. Oggi il tempo ha travolto quegli esegeti. Persino i papiri e i monumenti ci rimandano nuove tracce della sua presenza nella storia, gli ricostruiscono attorno l’ambiente che lo ascoltò e lo comprese abbastanza per capire che egli si diceva Dio. Dio era la risposta alla domanda «chi è Gesù?».
Anche oggi il senso del destino umano è legato alla domanda: chi è Gesù. Non crederemmo all’immortalità dell’anima, alla vita eterna, a Dio come persona se non sapessimo rispondere alla domanda: chi è Gesù. La storia della religione e quella della filosofia precipitano in lui. Se gli dèi hanno avuto un senso, se Dio ha una realtà e un volto, se l’uomo ha un destino eterno, tutte le questioni essenziali dell’uomo sono legate alla domanda posta duemila anni fa nella sinagoga di Nazaret: chi è Gesù. Egli è il solo certo segno storico di Dio, e quindi del senso del mondo e dell’uomo.
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