Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Dal Vangelo secondo Giovanni. ( Gv 6,37-40 )

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori,
perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha
mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi
ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio:
che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo
giorno».
Parola del Signore.
Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo

Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Ancora una volta Gesù rivela il mistero nascosto nei secoli e ora rivelato: il progetto del Padre. Spesso ci chiediamo quale sia la volontà del Padre, ma nei Vangeli Gesù lo svela chiaramente: “che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato”. La prospettiva della vita eterna, cioè divina, aveva animato i primi i cristiani, che avevano di fronte un mondo pagano in cui la morte era la cessazione non solo della vita, ma della stessa esistenza.
Ora a coloro che non avevano alcuna speranza viene data una speranza nuova, viva: la vita oltre la morte. E non solo una vita qualsiasi, ma una vita eterna, cioè divina, perché Dio solo è eterno e chi vive in Lui vive la vita divina, caratterizzata da un tempo affatto nuovo, non più frammentato in attimi e secondi, ma “eterno”. Ma coloro che vivono la vita divina non possono rimanere preda della morte e quindi la grande promessa del Verbo Incarnato Cristo Gesù: “io lo risusciterò nell'ultimo giorno”. Quindi non più una vita solo spirituale, ma piena, in un corpo non più legato dalle leggi della materia, in cieli nuovi e terra nuova.
Quello che era il messaggio portante di tutta la predicazione apostolica, insieme alla morte e resurrezione di Gesù, è oggi praticamente dimenticato, soppiantato da una “fede” nella tecnica che garantisce solo il presente e non il futuro e che parla solo di “cose” e dimentica l'anima. Non stupisce l’abbandono di ogni pratica religiosa nelle giovani generazioni, ammaliate da un presente fascinoso e totalmente dimentiche del pensiero sul futuro. Ma l’umanità è stata pensata da Dio per sorgere ad altezze incommensurabili: la divinizzazione dell’uomo.
Nella commemorazione di oggi noi ricordiamo che l’uomo è “condizionato” dal futuro, non dal passato come ben ricorda Papa Benedetto nella Spe salvi. È il futuro già cominciato e vissuto che ci spinge a vivere bene l’oggi. Il ricordo di coloro che ci hanno preceduti nella fede e nell’amore ci sia di dolce conforto nella speranza viva di un a ritrovata comunione, fatta di presenza vera e viva non solo del Signore Gesù, ma di tutti coloro che vivono in Lui. Di noi muore solo il corpo – e anche questo solo per un tempo limitato – ma l’anima vive immortale. Il linguaggio dell’anima, della vita eterna, della resurrezione siamo la forza portante della nostra fede in Cristo Signore morto e risorto, primizia di tutti coloro che, in Lui, muoiono e risorgono.
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