30 Luglio 2023

  • Diciassettesima domenica del tempo ordinario

 

 

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

 

1 Re 3, 5.7-12 – Sal 119 – Rm 8, 28-30 – Mt 13, 44-52

 

Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo

 


 

Le parole degli affari per far capire l’amore

Il regno dei cieli, cioè il regno di Dio: questo è l’annuncio di Gesù quando egli percorre le strade di Galilea. Che cosa egli vuol dire con queste parole? Noi cristiani lo abbiamo imparato dal cristianesimo, siamo in grado di capire il parlare per allusioni che Gesù fa. Gesù dice che Dio può essere amato con vero amore, sino ad abbandonare per lui ogni cosa. Il regno di Dio è Dio stesso.

Che errore pensare a Gesù come colui che annunciava la fine del mondo! Egli ha vissuto l’amore di Dio sino a morirne: questa è la dimensione umana di Gesù. La fede ci illumina quando ci dice che solo Dio, il Figlio di Dio, poteva insegnare agli uomini ad amare Dio teneramente, come si ama una madre, un figlio, un amante. E molto di più. Con un amore dolce come la tenerezza umana e infuocato d’assoluto come è l’ardore divino. È questo sentimento che Gesù introduce nella storia umana.

Gesù ci ha insegnato ad amare Dio con l’amore di Dio e ogni uomo con il medesimo amore. È doloroso che poi la Chiesa abbia avuto tanto a uggia il sesso. Ma lo si comprende anche: perché in questa forma negativa ha voluto insegnare agli uomini che il pieno e supremo amato e amante è Dio stesso.

In questo Vangelo di Matteo Gesù parla in paradosso, in metafora: dice che Dio è come una perla preziosa o un tesoro. L’uomo vende quello che ha per acquistarlo. L’umanità di Gesù arriva al punto di insegnare l’amore di Dio usando il linguaggio degli affari: l’uomo ama le cose e il possesso di esse.

Per spiegare agli uomini l’assoluto dell’amore divino, Gesù ricorre a un sentimento che amore non è: nel linguaggio dei monaci egiziani, lo si potrebbe chiamare avarizia, volontà di possedere le cose. L’amore divino era così difficile a insegnarsi ai tempi di Nostro Signore che egli dovette ricorrere al possesso delle cose per esprimerlo. Egli non si rivolse per parlare di amor divino alla religione: non usò il linguaggio dell’adorazione, del sacro, della reverenza, del timor di Dio. Il lessico ebraico gli avrebbe offerto molte possibilità, la Bibbia ebraica è il più importante repertorio linguistico di religione che esista al mondo. Ma Gesù non scelse i Salmi per indicare ciò che egli voleva dire: ricorse all’esperienza quotidiana. Egli voleva che l’amore per Dio diventasse una realtà quotidiana, profana, non sacrale. Gesù è un mistico, un uomo per cui Dio è oggetto di esperienza, una esperienza che invade tutta la vita.

Nell’altra parabola che è in questo testo, Gesù dice che nel regno di Dio, cioè nella esperienza dell’amore di Dio, vi è posto per ogni genere di uomini: di quelli che fanno il bene e di quelli che fanno il male, di quelli che sanno amare, di quelli che sanno odiare. Il regno di Dio è simile a una rete che afferra ogni genere di pesci.

Alla fine della storia, Dio giudicherà le azioni. Ma potrà cancellare il suo amore, il suo desiderio di amare tanto i giusti quanto i peccatori? Il testo evangelico si conclude in questa domenica con l’annuncio del giudizio divino. Ma un amore così debordante, un bisogno così illimitato di essere amato possono conoscere altra misura di giudizio che non sia l’amore stesso?


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