Terza domenica di Pasqua

At 3,1315.1719
Sal 4
1 Gv 2, 15a
Lc 24, 3548

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo

La visita di Gesù risorto, il volto nascosto di Dio in una serata con gli amici

Luca condensa tutti gli eventi di Pasqua in un giorno: Gesù risorto compare prima ai discepoli in viaggio e poi agli undici a Gerusalemme. Di Giuda è rimasto il posto vuoto. Il Vangelo di questa domenica racconta l’apparizione del Risorto agli apostoli. Nella storia della mistica cristiana molte volte il Signore è apparso, molte volte egli è stato toccato, come la Vergine Maria. La risurrezione è un mondo contiguo al nostro, è vicina di casa. Gesù mangia il cibo, mostra le membra, spiega le Scritture come quando non era ancora risorto.
Il Vangelo di Luca vuole insistere sulla continuità tra il Gesù prePasquale, cioè prima della morte, e il Gesù postPasquale, dopo la risurrezione. Il Gesù prima di Pasqua era già il Figlio di Dio e il Gesù risorto è ancora il Figlio dell’uomo. Gesù spiega ai discepoli le Scritture, ma esse ormai non hanno più per lui il medesimo oggetto. Prima della risurrezione, Gesù interpretava le Scritture svelando in esse le intenzioni di Dio che le aveva ispirate. Ne cercava il senso letterale, ma ne scopriva sempre uno che gli interpreti di Israele non avevano ancora colto. Si muoveva nella Scrittura con l’assoluta libertà dell’autore che è interprete.
Oggetto della Scrittura è, per Gesù prePasquale, il regno di Dio che vuole stabilirsi in ogni persona, uomo o donna, ebreo o pagano. Ma, dopo la risurrezione, Gesù spiega nelle Scritture sé stesso, il volto nascosto di Dio. È il Dio di Israele che offre il suo amore agli ebrei, il Dio di Israele che predica, il Dio di Israele che è ucciso, il Dio di Israele che risorge il terzo giorno, in una creazione diversa da quella dei sei giorni raccontati dal Genesi.
Dio soffre e muore nell’Antico Testamento quando la sua parola è vilipesa, quando il suo amore viene oppresso dalla violenza e dal sopruso dell’uomo contro l’uomo. Ma in questo è contenuto nell’Antico Testamento anche l’annuncio della risurrezione.
Il Dio creatore può soffrire la morte, ma non morire, perché egli non ha creato la morte. È il Dio della vita e tutto ciò che muore nel tempo vive in lui nell’eternità. E così Gesù vive la vita del Dio risorto come una tranquilla visita serale agli amici. Non compie il gesto eucaristico, chiede e mangia il pesce arrostito. La risurrezione non è al di là, è al di qua della vita.
Morire vuol dire entrare nella risurrezione del Signore, attendere con lui il tempo in cui Dio sarà tutto in tutti e il velo della risurrezione, che nasconde i morti, mostrerà con il suo cadere la perennità e l’invincibilità della vita. Viviamo con tristezza la nostra morte e quella di coloro che amiamo, o quelle di cui abbiamo ogni giorno notizia, perché tragiche e particolarmente dolorose. Il velo della morte si stende sul mondo. Ma chi lo trapassa vede il Signore risorto. Per questa esperienza è scritto questo Vangelo. L’anima nostra vedrà chi ha conosciuto in vita, poco o molto, sapendolo o non sapendolo poco importa. Vedrà il suo Signore.
Le anime non mangiano il pesce arrostito, ma vivono dell’amore di Dio e degli uomini che è il miglior nutrimento. Oggi la fede è difficile, anche se meno che in passato, e la vita eterna non può essere che una sorpresa per chi, nella sua vita, non l’ha mai creduta possibile.

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