Quinta domenica di Pasqua

At 9, 2631
Sal 21
1 Gv 3, 1824
Gv 15, 18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo

 

C’è traccia d’amore anche dove infuria la tempesta

I Vangeli domenicali, in tempo Pasquale, sono tratti dal Vangelo di Giovanni, in particolare da quello dell’Ultima cena. Il tema centrale è quello della vita divina comunicata ai discepoli nella forma della esperienza di Dio come amore. Il testo comincia dalla definizione di Gesù con l’abituale «Io sono» che, nel IV Vangelo, indica l’identificazione di Gesù con Dio. «Io sono, dice Gesù, la vite vera». La vite è un simbolo classico nell’Antico Testamento per indicare il popolo d’Israele.
Ma non è del popolo di Israele che Gesù parla ma di sé: del suo «essere vite». La vite indica a un tempo una figura personale e una figura collettiva. La vite è una, molti sono i tralci. La vita della vite dipende dal tutto, non dai tralci: i tralci sono supportati dalla vite. In questo senso Gesù non si pone come un capo o una guida: il testo va oltre la stessa immagine del buon pastore, che abbiamo ascoltato domenica scorsa.
Gesù si indica come un unomolti: una vita si effonde da lui e discende sui tralci. Non è la vita quotidiana, la comune vita degli uomini. Non è la comunanza di patria, di storia, di culto. È una dimensione che accomuna molti e conduce i molti a un livello di vita che va oltre la loro condizione umana. È una vita diversa quella della vite che Gesù esprime rispetto a qualunque altra forma di esistenza comunitaria. In questo senso, anche le immagini della vite nell’Antico Testamento vanno poste da lato, perché esse indicano l’elezione divina su Israele, ma non stabiliscono una unità di vita come avviene in questo brano del Vangelo.
La vita che accomuna Gesù e i discepoli non è la vita umana, nemmeno la vita nella elezione del popolo ebraico. Non è la scelta che Dio ha fatto di un popolo: è la stessa vita di Dio. In questo senso il Padre è il vignaiolo, perché è l’origine della vite.
Nella enunciazione cristiana della Trinità, il Padre è l’origine della vita divina delle altre persone, il Figlio e lo Spirito. Egli è colui che fonda la vite, che la fa esistere, che la cura. Che cosa è la vite divina, la vita divina, se non l’amore di Dio? I tralci che vengono mondati o tolti sono mondati o tolti dall’amore del Padre vignaiolo, non sono mai separati dall’essere frutti della vite. Se in essi non scorre più l’amore, essi non sono più vivi e vengono eliminati da quella costruzione che è la vita nell’amore divino e nell’amore umano. Ma la vite è l’umanità tutta, perché nulla dell’uomo è sottratto al Figlio, nulla gli può essere definitivamente tolto.
Nella storia umana, la vite dell’amore divino e umano fiorisce ovunque bruci l’amore. E se l’odio e la violenza tolgono la vite dagli occhi, pure l’amore divino è là e non toglie la sua attenzione nemmeno dai tralci che preferiscono separarsi dall’amore e cedere alla violenza, all’odio, all’ira, alla cupidigia. La fede ci fa scorgere deboli tracce dell’amore anche là dove la tempesta infuria. Il Vangelo ci invita a cercare la vite di Cristo nell’orrore della storia e, se vi è un briciolo d’amore nel nostro cuore, a sentirei partecipi di essa.

I volumi dei tre anni di commenti al Vangelo della domenica di don Gianni Baget Bozzo (“Buona Domenica. Commenti ai Vangeli domenicali”) sono acquistabili in libreria, sul sito delle Edizioni Dottrinari o sui siti delle maggiori catene di librerie.

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