10 Dicembre 2023
Seconda domenica d’avvento

Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio.  Come è scritto nel profeta Isaia:
Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,

 si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.  Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.  Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico  e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
Is 40, 1-5.9-11
Sal 84
2 Pt 3, 8-14
Mc 1, 1-8

Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo


 

Il desiderio di «credere» umanizzato nel Battista

Al centro della rivelazione cristiana sta l’incarnazione di Dio. L’Antico Testamento ha introdotto nella vita religiosa il Dio unico, che è al di sopra di ogni creatura, eppure desidera l’amore dell’uomo come sua pienezza. Per il Nuovo Testamento, il Dio trascendente, eterno, oltre ogni spazio, che la mente umana non può comprendere, si fa uomo in Gesù. Apprendiamo queste verità con lo spirito prima che con la ragione. Solo una attrazione del cuore a esse cicongiunge con le affermazioni che contengono e che vanno oltre il quotidiano umano. Oggi l’uomo sa che l’universo contiene realtà di cui solo cinque generazioni fa non si supponeva l’esistenza: sa che l’uomo può misurare il tempo e lo spazio, che essi non sono infiniti. Ci sono più cose in cielo e in terra che non conosca la nostra filosofia.
Paradossalmente, la fede è oggi più rara, mentre la vastità dell’esistere del micro e del macromondo e l’ampiezza di conoscenza di cui l’uomo è capace offrono qualche argomento in più per dire: io credo. La ragione occidentale va difficilmente oltre sé stessa: ma la dimensione dello spirito presente in noi cerca il senso della nostra vita e il significato del mondo, desidera di poter giungere a quel punto in cui il desiderio di conoscenza e di amore dell’uomo si placa nell’incontro con l’Amore infinito.
Per dire «io credo», occorre averne il desiderio, sentire in sé stessi l’attrazione divina. Il Vangelo di questa domenica ci presenta la figura del desiderio umano: Giovanni Battista. Egli annuncia la venuta del Messia con un brano del profeta Isaia, che descrive il ritorno degli esuli da Babilonia in Gerusalemme. Nella lettura spirituale cristiana, il Battista è il simbolo del desiderio della venuta di Dio in noi, della nascita di Gesù Cristo in noi.
I padri della Chiesa, cioè gli scrittori dei primi secoli cristiani, hanno una bella espressione per indicare la vita cristiana. Dicono: diventate madri del Cristo, partorite il Cristo in voi. Diventate altri Cristi, fratelli del primogenito. La liturgia del Natale ha questo senso: annunciare che la nascita del Figlio di Dio può avvenire in ogni uomo. La memoria che la Chiesa fa degli eventi del Cristo è per invitare ogni uomo a riviverli in sé. Per questo vi è un tempo liturgico, l’avvento, prima del Natale. Giovanni Battista è il simbolo dell’invito a lasciarci penetrare dallo Spirito divino, a essere madri nello spirito come Maria è stata madre nello spirito e nella carne.
L’invito del profeta Isaia, sulle labbra del Battista, non riguarda più il ritorno degli ebrei a Gerusalemme: quello an-nunciato dal profeta si compì rapidamente sotto l’impero persiano, quello degli ebrei a Gerusalemme, dopo labimillenaria dispersione, è avvenuto nei nostri giorni. Le parole del profeta assumono nel Vangelo l’annuncio della incarnazione del Figlio di Dio. Noi le leggiamo come il desiderio di una grazia del Natale, del dono spirituale che il Padre compie nei nostri cuori generandovi il Figlio. E, nella liturgia, il tempo di avvento non è solo la memoria di Betlemme, resa feconda e attualizzata in noi dalla grazia, ma è anche la profezia dell’ultima venuta del Signore, in cui si compie la storia del mondo e il giudizio sul mondo: del giorno in cui tutto sarà segno trapassato dell’Amore divino.


I volumi dei tre anni di commenti al Vangelo della domenica di don Gianni Baget Bozzo (“Buona Domenica. Commenti ai Vangeli domenicali”) sono acquistabili in libreria, sul sito delle Edizioni Dottrinari o sui siti delle maggiori catene di librerie

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