16 Marzo 2025
Seconda domenica di quaresima

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Gen 15, 5-12.17-18
Sal 27
Fil 3, 17-4,1
Lc 9, 28-36

La Voce risuona nella nube per indicare ora il tempo del Nuovo Testamento

Il Vangelo di questa domenica ci parla della trasfigurazione del Signore. Gesù conduce i tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni su un monte, il Tabor: e il suo corpo diviene una sorgente di luce, le sue vesti risplendono di uno straordinario candore. Accanto a lui appaiono due figure, che sono Mosè ed Elia, il primo profeta di Israele, il cui sepolcro è sconosciuto, e il profeta del rinnovamento di Israele, Elia, rapito, secondo il libro dei Re, in cielo da un carro di fuoco.
Sono figure che appartengono al mondo divino, sono le radici di Israele nella gloria di Dio, la pienezza della sua storia. E parlano con Gesù della sua dipartita dal mondo, che sarebbe avvenuta in Gerusalemme. Il mondo dello splendore e della gloria divina, il tempo eterno, scende nel tempo della nostra storia.
Nel tempo divino il tempo storico è già contenuto. Nell’eterno l’evento temporale è presente prima che nella storia sia accaduto. Per questo gli apostoli contemplano come già avvenuta la risurrezione di Cristo. Gesù compare agli apostoli nella sua carne gloriosa, la carne della risurrezione. Ma non è ancora tempo per essi di essere avvolti dal mistero divino.
Una nube luminosa nasconde le tre figure gloriose e proietta la sua ombra sui tre apostoli. E la Voce, la Voce che guidò Mosè ed Elia, la Voce che guida i profeti risuona nella nube, onorando Gesù con il titolo di Figlio: «Questi è il mio Figlio, l’eletto, ascoltatelo». La Voce dell’Antico Testamento ora risuona per indicare il tempo del Nuovo Testamento.
I tre apostoli avevano pensato che fosse iniziato il tempo della gloria, della venuta del regno di Dio sulla terra. E Pietro, prima che la nube indicasse la differenza ancora esistente tra tempo storico e tempo eterno, aveva detto che era bello per loro essere lì, e che volevano preparare tre tende per le tre persone in cui splendeva la luce divina. Ma non è ancora tempo.
Gli apostoli hanno visto Gesù nella sua gloria, come accadrà soltanto alla fine del tempo con l’avvento del Padre, ma nascosto dalla nube e manifestato soltanto dalla Voce. La nube sparisce, cessa di proiettare su di essi la sua ombra, ed essi non vedono che Gesù solo. E Gesù impone a loro, testimoni, il segreto sulla visione.
Da quel momento Gesù comincerà a parlare agli apostoli della passione e della croce. La gloria è stata manifestata ai discepoli, prima che essa si rivelasse come la gloria crocifissa nel giorno del Calvario e come una umanità semplice e onnipotente nei giorni della risurrezione, nei giorni in cui il Cristo risorto preparò gli apostoli a essere il principio storico del Regno fondando la sua Chiesa. Al credente è rivelato che in tal modo incontrerà Gesù dopo la sua morte. Il Gesù che lo accoglie nel paradiso, nell’eternità, è il Gesù del Tabor, unito nella pienezza eterna della Trinità al Padre.
Agli apostoli, che stanno per iniziare il faticoso cammino della Chiesa nel tempo, è donata la pienezza del Regno. E molte volte il Signore si è manifestato in visione, così come la Vergine e i santi. I due mondi, il tempo eterno e il tempo, storico comunicano.
Nella contemplazione orante, la Presenza divina si fa sentire ad ogni cristiano, la luce taborica, la luce che risplendette sul Tabor, si fa presente, avvolta nella nube della preghiera. Nell’eucaristia il cristiano diviene una sola realtà con il Cristo, nella forma del nutrimento. Il Vangelo ci dice che, con il Nuovo Testamento, il tempo eterno e il tempo storico sono divenuti comunicanti, noi siamo l’ombra prodotta dalla luce taborica, dalla luce divina. La Chiesa greca ha meditato questo mistero, a cui è in particolare consacrato il monte del monachesimo greco, il Monte Athos.

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