Dal Vangelo secondo Matteo 4,1-11

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Commento al Vangelo della Domenica di don Gianni Baget Bozzo

Gen 2, 7-9; 3, 1-7
Sal 51
Rm 5, 12-19
Mt 4, 1-11

Le tentazioni di Satana e la libertà dal potere

Comincia la Quaresima e da secoli si legge uno dei testi più drammatici del Vangelo: il racconto delle tentazioni di Gesù. L’attore principale nel racconto è il tentatore, Satana. Questo è il solo dei testi del Nuovo Testamento in cui Satana parla, appare come un soggetto personale. Nell’Antico Testamento ciò accade nel libro di Giobbe. Il racconto ha dal secolo scorso un’interpretazione da cui non si può prescindere, il racconto del Grande Inquisitore né I demoni di Dostoevskij.  Il Grande Inquisitore dice a Gesù tornato sulla terra e che egli ha fatto imprigionare: hai fatto un gravissimo errore, hai respinto ciò che il lucidissimo principe delle tenebre ti ha offerto. Egli sa bene che tre cose possono sedurre gli uomini: la ricchezza, i miracoli e il potere.

Egli ti ha chiesto di dare pane agli uomini, di fare un miracolo spettacolare e infine di accettare da lui il potere, che Satana possiede in proprio. Ma tu hai offerto loro la libertà: e loro della libertà non sanno che farsene. Allora noi preti abbiamo avuto pietà di loro. In tuo nome abbiamo dato loro ciò che tu non hai accettato da Satana. Abbiamo dato loro il pane, i miracoli e il potere. Ed essi ci hanno seguiti.

In Dostoevskij l’interpretazione è anche una critica di un cristiano russo alla Chiesa romana. Il testo del Grande Inquisitore ha però la capacità di mettere in luce come la libertà dal potere, dal sacro, dalla ricchezza sia un proprio di Gesù. È una chiave per far comprendere al nostro tempo, che ha compiuto i miracoli della tecnologia, che ha aumentato la ricchezza e il potere degli uomini sulla natura e su sé stessi, la coerenza della figura del protagonista dei Vangeli: l’unità e l’universalità della sua figura. Né la potenza tecno-logica, né quella politica, né quella sacrale sono l’uomo.

L’uomo è la libertà, è l’Infinito nel finito, è l’immagine dell’Eterno nel tempo. Oggi in cui gli uomini sono usciti nel mondo occidentale dallo stato di necessità, in cui l’uomo dispone di più beni di quanto può consumarne, l’uomo si domanda molto più che nei giorni della fame che senso abbia l’esistenza. Se dovessimo oggi rispondere a chi domanda «dove è Dio?», potremmo rispondere: nel desiderio che è oltre la liberazione dal bisogno. Il benessere economico mostra la debolezza dell’offerta di Satana. L’intelligentissimo spirito, che sorprese con l’acutezza della sua domanda, lo scrittore russo, ci appare oggi «umano, troppo umano», proprio nel senso in cui usava questa espressione un ammiratore di Dostoevskij, Nietzsche. L’uomo è più che umano, Nietzsche stesso ne è un esempio.

Il lettore di oggi ha troppo interesse al diavolo per non essere attratto e respinto al tempo stesso di fronte a questo Vangelo, uno dei testi evangelici più comprensibili per il contenuto e più difficili ad accettarsi appunto per questo tentativo di esprimere la personalità del demonio. Troviamo infine che questo Satana parlante è una voce conosciuta nel nostro cuore. Satana è in noi e non è noi: esiste come altro e si insinua nei nostri pensieri.

La fantasia medievale ha fatto di lui una figura bestiale, per invitare a disprezzarlo. Il Satana della Bibbia è a livello di Dio nel Vecchio Testamento e a livello del Cristo nel nuovo. E dunque all’altezza dell’uomo, può parlargli al cuore. Ma questa grandiosa scena, che va dal deserto al pinnacolo del tempio, al monte di una geografia irreale in cui compaiono tutti i regni della terra, è rappresentata al discepolo di Gesù per presentargli il modo con cui confrontarsi al tentatore. Esso vuol dare la certezza che è Satana a chiedere consenso all’uomo, nonostante si vanti di possedere tutti i regni della terra. Perché l’uomo è l’immagine di Dio, è la libertà.


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