La campagna elettorale fu per me bellissima ma dolorosissima. Il conflitto era tra la mia obbedienza alla Voce e me stesso. Non seguii il processo, perché capivo che l’esito era segnato. Ma quando la sospensione a divinis, cioè la perdita del diritto di dire la Messa e di amministrare i sacramenti, venne nell’85, quel conflitto divenne la maggiore sofferenza della mia vita. Curiosamente, il tribunale diocesano dichiarava che avrei potuto tenere segreta la sentenza. Capisco il favore che mi si faceva, ma accettandolo mi sarei trovato in una posizione falsa: promulgai io stesso la notizia.

Il mio fine era dare un segno contrario all’unità dei cattolici attorno alla Dc. Dovevo bere l’asprezza del calice del conflitto sino in fondo. Questa volta avevo gli onori del mondo ma il disonore della Chiesa. Nonostante fosse illecito, continuai a dire la Messa. La dicevo anche nella mia stanza di parlamentare, che avevo attrezzato con tutto il necessario, come del resto facevo a casa. Era una Messa clandestina, ma non nascosta, perché i miei amici lo seppero e vi parteciparono, anche da non credenti. Ma la Messa solitaria era per me uno strazio, perché sentivo la mancanza della Chiesa. Nel ’94 finì il mio mandato parlamentare europeo. E intanto, grazie a Silvio Berlusconi, era finita l’unità dei cattolici ed era finita la Dc. Si realizzava ciò che avevo desiderato. E allora chiesi la fine della sanzione che avevo sostenuto, con grande pena, per nove anni. Nel dicembre ’94 potei ridire la Messa. Ma trovavo una Chiesa ormai molto cambiata. Non era più la Chiesa del cardinale Siri, era divenuta una Chiesa come le altre, in cui il devozionale e l’impegno sociale sostituivano la Chiesa dell’ortodossia e della mistica.

Vissi con dolore il sacrificio del Psi e quello personale di Bettino Craxi, in una evidente alleanza tra il pool milanese e il Pds. Capii che era la vendetta fredda dei comunisti: sostituire il Psi con il Pci. Il loro scopo storico da Livorno in poi era raggiunto. Anche due correnti democristiane vennero distrutte: i dorotei e gli andreottiani. La sinistra democristiana fu risparmiata e anzi i comunisti riuscirono a trasformarla in un partito pienamente subalterno a essi. Il Pci aveva vinto la sua guerra contro la Dc e il Psi a un tempo. Capii che i comunisti non cambiano mai. Forse il Pds era peggio del Pci perché i comunisti avevano un ideale, la rivoluzione, i postcomunisti sono freddi pragmatici che puntano solo al potere. Ebbi allora dalla Voce un’unica indicazione: quella di combatterli in nome della libertà.

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